News – Storie di prosecco

Le 5 cose che non sapevi del Prosecco DOC

Tempo di lettura: 18 min.

Italiani popolo di santi, poeti, navigatori. Ma tra i mari delle bollicine del Prosecco DOC è facile che pure i più esperti lettori dell’Italian Genio nelle carte eno-nautiche perdano la rotta e siano ingannati dai canti seducenti delle sirene delle libagioni, annebbiando le conoscenze che si mixano senza seguire fili logici. Ma già solo cominciare a scegliere una bottiglia di Prosecco DOC dagli scaffali della nostra enoteca del cuore o da quelli forniti del supermercato migliore della zona, seguendo l’istinto della lettura dell’etichetta o affidandosi al consiglio gentile di una persona competente, significa prendere consapevolezza che si sta compiendo il primo passo fisico e decisivo di un preciso rituale di degustazione, composto di tanti piccoli momenti, cruciali e indispensabili al piacere del sorso finale (o iniziale, a seconda dei punti di vista). E dove si deve far propria la più virtuosa e influencing delle citazioni di Dante AlighieriFatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Anche nel campo apparentemente semplice, e in realtà irto di peculiarità sottili e singolari, delle cose da sapere sul Prosecco DOC.

Cos’è esattamente il Prosecco DOC?

Il Prosecco DOC è un vino bianco a Denominazione di Origine Controllata che può avere tale riconoscimento solo se prodotto nella zona nord-orientale d’Italia, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, in nove province complessive: quattro in FVG -Gorizia, Trieste, Udine e Pordenone- e cinque in Veneto -Belluno, Padova, Treviso, Venezia, Vicenza-, che abbracciano la curva dolce che affaccia sull’Adriatico. Il Prosecco DOC viene prodotto con uve della varietà Glera, un’uva a bacca bianca dai lunghi grappoli con acini dal colore dolcemente dorato, varietà indigena delle zone del Prosecco DOC, al minimo dell’85% sul totale delle uve scelte. La particolare legatura e cimatura che viene effettuata sulle viti di Glera permette di concentrare al massimo gli aromi profondi, così che gli acini siano rigogliosamente profumati e possano restituire i sentori più sensuali e misteriosi durante la fermentazione. Per il restante 15% si possono utilizzare tipologie varie come il Verdiso, la Bianchetta Trevigiana, la Perera, la Glera lunga, l’amatissimo e versatile Chardonnay, il Pinot Bianco, il Pinot Grigio e negli ultimi tempi viene molto apprezzato il taglio con il Pinot Nero vinificato in bianco. Ma la parte maggiore del lavoro la fa naturalmente l’autoctona Glera, espressione suprema del territorio. Esistono anche due DOC speciali che possono riferirsi solo ai vini bianchi prodotti con uve coltivate, raccolte, vinificate e imbottigliate nelle province di Treviso e Trieste, rispettivamente Prosecco DOC Treviso e Prosecco DOC Trieste. I veri cultori del Prosecco DOC sanno che vale la pena degustarli per cogliere soprattutto le meravigliose affinità che uniscono due città e due territori solo geograficamente distanti.

Quante tipologie di Prosecco DOC esistono e quali sono le differenze?

Nella sua frizzante, apparente semplicità di vino democratico, amato da tutti e dinamicamente versatile (per sfumare piatti, brindare in purezza, ravvivare cocktail), il Prosecco DOC nasconde in realtà delle piccole sottigliezze che ne evidenziano le differenze. E ne definiscono le tre tipologie, tutte e tre molto stimate e variamente apprezzate: Spumante, Frizzante, Tranquillo. Il primo, Prosecco DOC Spumante, è il più celebre e di massima occorrenza senza mai essere inflazionato, perfetto per ogni momento della giornata e della propria vita. Si riconosce dal perlage finissimo, lieve e persistente. A seconda del carico zuccherino (dallo 0 al massimo di 50 g/litro) può essere Brut Nature, Extra Brut, Brut, Extra Dry, Dry o Demi-Sec, e proprio per merito di questo ampio range di zuccheri è in grado di adattarsi alla massima varietà dei pasti con cui si accompagna, alle olive come ai taralli o ai moscardini fritti, una cena completa, un pranzo veloce. Ha molte bollicine e altrettanta personalità il Prosecco DOC Frizzante, dal colore giallo paglierino e dal sapore secco o amabile, più delicato ma al tempo stesso molto esuberante. Zero bollicine e specchiata genuinità da vino bianco per il Prosecco DOC Tranquillo, meno frequente sul mercato ma decisamente da provare in questa variante delicata. Importata dall’800 e perfezionata lungo i secoli, vale la pena anche riscoprire i Prosecco DOC realizzati con la tecnica della rifermentazione in bottiglia, che porta a vulcaniche bottiglie dal palato coinvolgente.

Come si sceglie il miglior Prosecco DOC?

La creazione del disciplinare ha permesso di tutelare pienamente la DOC, che deve rigorosamente rispettare alcune caratteristiche anche alla vendita. Le etichette riportano il contrassegno di Stato con la scritta DOC in inchiostro azzurro, stampato con sistemi anticontraffazione, che sigilla la bottiglia, così da evitare rabbocchi contraffattori: una bottiglia di Prosecco DOC aperta è come “inattivata”, non può più essere riempita, richiusa e spacciata come tale. Le nuove tecnologie assegnano alle bottiglie i QR code che, inquadrati, raccontano via smartphone l’autenticità di ciò che è stato selezionato. Inoltre nell’etichetta parlante, come da regole, va riportato il logo, la dicitura Prosecco DOC e la certificazione dell’origine esplicitata con la scritta Italia – Product of Italy.

Quante tipologie di Prosecco DOC esistono e quali sono le differenze?

Nella sua frizzante, apparente semplicità di vino democratico, amato da tutti e dinamicamente versatile (per sfumare piatti, brindare in purezza, ravvivare cocktail), il Prosecco DOC nasconde in realtà delle piccole sottigliezze che ne evidenziano le differenze. E ne definiscono le tre tipologie, tutte e tre molto stimate e variamente apprezzate: Spumante, Frizzante, Tranquillo. Il primo, Prosecco DOC Spumante, è il più celebre e di massima occorrenza senza mai essere inflazionato, perfetto per ogni momento della giornata e della propria vita. Si riconosce dal perlage finissimo, lieve e persistente. A seconda del carico zuccherino (dallo 0 al massimo di 50 g/litro) può essere Brut Nature, Extra Brut, Brut, Extra Dry, Dry o Demi-Sec, e proprio per merito di questo ampio range di zuccheri è in grado di adattarsi alla massima varietà dei pasti con cui si accompagna, alle olive come ai taralli o ai moscardini fritti, una cena completa, un pranzo veloce. Ha molte bollicine e altrettanta personalità il Prosecco DOC Frizzante, dal colore giallo paglierino e dal sapore secco o amabile, più delicato ma al tempo stesso molto esuberante. Zero bollicine e specchiata genuinità da vino bianco per il Prosecco DOC Tranquillo, meno frequente sul mercato ma decisamente da provare in questa variante delicata. Importata dall’800 e perfezionata lungo i secoli, vale la pena anche riscoprire i Prosecco DOC realizzati con la tecnica della rifermentazione in bottiglia, che porta a vulcaniche bottiglie dal palato coinvolgente.

Come si sceglie il miglior Prosecco DOC?

La creazione del disciplinare ha permesso di tutelare pienamente la DOC, che deve rigorosamente rispettare alcune caratteristiche anche alla vendita. Le etichette riportano il contrassegno di Stato con la scritta DOC in inchiostro azzurro, stampato con sistemi anticontraffazione, che sigilla la bottiglia, così da evitare rabbocchi contraffattori: una bottiglia di Prosecco DOC aperta è come “inattivata”, non può più essere riempita, richiusa e spacciata come tale. Le nuove tecnologie assegnano alle bottiglie i QR code che, inquadrati, raccontano via smartphone l’autenticità di ciò che è stato selezionato. Inoltre nell’etichetta parlante, come da regole, va riportato il logo, la dicitura Prosecco DOC e la certificazione dell’origine esplicitata con la scritta Italia – Product of Italy.

Come si serve il Prosecco DOC?

Mai provato a bere delle bollicine calde, o semplicemente a temperatura ambiente? Meglio di no. Ci sono modi meno dolorosi per espiare i propri peccati. E anche il Prosecco DOC, il capostipite celeberrimo del perlage all’italiana, segue la regola aurea del freddo che ne vivifica la degustazione. Come si serve il Prosecco DOC: freddo di frigorifero, uno dei pochi casi in cui valga la pena (a differenza della pasta o di qualunque alimento, brrr). Termometri alla mano: 6-8 gradi massimo, meglio stare più indietro sulla temperatura perché tanto tenderà a scaldarsi in qualunque ambiente, e glacette ben ghiacciate in cui accogliere la bottiglia, che deve essere coperta almeno fino all’inizio del collo.

Come si conserva il Prosecco DOC?

A differenza di chi ama meditare sorbendo corposi rossi strutturati e ben invecchiati, chi predilige il Prosecco DOC non è una persona che rimugina a lungo sulle cose. Tradotto in termini pratici: il Prosecco DOC non è un vino da conservare. È estemporaneo, allegro, immediato, in un certo senso delicatamente effimero: un invito a cogliere l’attimo. Per questo va consumato preferibilmente entro l’anno successivo alla vendemmia, così che sia al suo meglio aromatico e carbonico. Pronto a far saltare il tappo con l’energia giusta per ogni piccolo momento di gioia del quotidiano.

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