News – Storie di prosecco

L’Arte del Teatro, del Vino e dell’Arrangiarsi

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Buona la prima, e il tappo salta mentre un coro di bicchieri si affolla sotto la schiuma per non perdere nemmeno un goccio di prezioso perlage. Scene notturne di teatri aperti, vibranti di emozioni, tra attori e maestranze che tutti insieme si concentrano nel creare una magia. Ma il legame tra il teatro e il vino è profondo, geologico, ancestrale. La collaborazione felice tra il Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni”, l’associazione di produzione teatrale che unisce tre strutture importanti della regione -il Teatro Mario del Monaco di Treviso, il Teatro Verdi di Padova e il Teatro Goldoni di Venezia-, e il consorzio del Prosecco DOC, è proprio questo: un aggiornamento che continua ad intrecciare al contemporaneo le antiche, meravigliose abitudini di colloquio aperto tra il teatro e il vino. Una condivisione che parte dai linguaggi, dai vocabolari che si prestano lemmi e significati, dall’evocazione continua di un rito propiziatorio di felicità. Temporanea e sfuggente, come tutte le felicità. La tradizione della messa in scena risale alla Grecia e ai suoi antichi miti, quando si celebrava il dio del vino e del teatro Dioniso (Bacco per i romani) con apposite rappresentazioni. Servivano non solo a mettere in scena le leggende e le credenze di una cultura profondamente fervida, ma sottolineavano la potenza del dio, la capacità di liberare i veri istinti umani con l’aiuto del vino da lui glorificato, e soprattutto raccontavano indirettamente i capricci della natura, così mutevole da non poter essere davvero controllata ma solo, eventualmente, domata in alcune variabili. Le commedie, i drammi, le tragedie, furono sbozzate in quell’epoca lontana, e chissà che non siano intervenute anche le diverse reazioni alle gollate di vino fermentato che i protagonisti bevevano per darsi coraggio.

Quale migliore rappresentante della doppia categoria di Mirandolina, La Locandiera dalla battuta fresca e dal rabbocco facile, che il genio irriverente di Carlo Goldoni celebrò quale sublime espressione dell’intelligenza machiavellica femminile?

Fare teatro mixando diversi campi d’azione e traendo ispirazione da quanto di più diverso. È arrivato fino a noi, prendendo nuove forme e interpretazioni senza snaturare la propria essenza. Autocelebrandosi, anche, perché è giusto sottolineare ciò che merita di essere evidenziato. Ogni (auto) rappresentazione è un plauso, ogni bottiglia un simbolo. Nell’aria Libiamo ne’ lieti calici da La Traviata di Giuseppe Verdi, la messa in scena gioiosa porta sul palco bicchieri generosamente pieni, e quale migliore modo di festeggiare e libare se non optando per le bollicine freschissime di un Prosecco DOC? Sarebbe piaciuto anche al librettista Francesco Maria Piave, che scrisse le parole del brindisi più celebre della lirica moderna e contemporanea. Il rapporto tra l’Arte del Prosecco e l’Arte del Teatro, entrambe maiuscole per dovere morale, evolve con la tenacia di una vigna ritorta e rifiorisce anche nei tempi più difficili. Questo, in fondo, è l’Italian Genio della Cultura: la capacità di adattamento, la permeabilità tra settori diversissimi tra loro, l’interpretazione delle nuove tecnologie messe a servizio di tradizioni secolari. L’Italian Genio è multidisciplinareextracurricolare, il filo conduttore di storie solo apparentemente lontane; tirandolo significa aprire le quinte di un teatro e mostrare quello che fino ad un momento prima non riuscivamo ancora a vedere. L’arte del Teatro, del Vino e di Arrangiarsi in maniera eccellente. Come quest’anno per la messa in scena di Tosca in occasione dei 120 anni dalla prima rappresentazione, che ha opzionato la trasmissione in streaming dell’opera pucciniana: il Teatro Stabile del Veneto è il primo in Italia ad aver portato un’opera teatrale online. E lo streaming, nell’anno delle assenze fisiche dei teatri, è stato un successo inaspettato che ha quadruplicato l’ipotetica (e mancata) presenza fisica: oltre 800 persone in diretta, più di 2000 visualizzazioni successive, per assistere ancora una volta all’immutato fascino di una storia d’amore eterna. Un’esperienza così ben accolta che si è deciso di ripeterla anche con La Vedova Allegra di Franz Lehár, la più celebre delle operette, ben lontana dal dramma cantato di Tosca. L’effervescenza della protagonista è stata resa anche nella scenografia delle gesta di Hanna Glavari e del conte Danilo, che ha mantenuto la bottiglia di sei metri di Prosecco DOC realizzata in occasione della presentazione del Prosecco DOC Rosé, e che nella messa in scena dell’operetta si versa lentamente in un bicchiere gigante a centro palco, facendo da spartiacque dispettoso ai due stizzosi innamorati.

Tra le assi del palco e le curve ritorte delle viti, l’essenza resta la stessa. Che ci siano le opere di bel canto, le commedie o le tragedie, quello che unisce la recitazione in teatro al Prosecco DOC è il concetto stesso di creazione artistica. E di furba, intelligente interpretazione della realtà: il teatro permette di incarnare chi non si è, scoprire parti di sé che resterebbero dimenticate o inesplorate, portare fuori i tratti distintivi di chi non vorremmo (o potremmo) essere. Un lungo viaggio introspettivo dentro noi stessi che diventa un racconto pubblico, una catarsi (ri)creativa. Come avviene per il Prosecco DOC, il disciplinare di standard massimo è l’obiettivo da raggiungere seguendo i propri percorsi di cantina. Viticoltori come registi di uno spettacolo collettivo dove gli attori tengono fede alla loro imprevedibilità, ma si fanno guidare perché la rappresentazione finale, sul palco e in bottiglia, non perda nessun punto qualitativo. Con l’Italian Genio del più riconoscibile, identificativo, solleticante vino italiano secondo i consumatori stranieri, avviene la stessa cosa: il disvelamento delle parti più profonde di sé, a colpi di sorsi leggeri che allentano i freni inibitori. E liberano una voce che a volte sembra suonare lontana da noi, tanto è intima e irregolare. Come un canto lieve che echeggia dalle vigne, e una inattesa declamazione fuoriscena.

 

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