News – Storie di prosecco

50 sfumature di Spritz

Tempo di lettura: 9 min.

Lo Spritz, il Prosecco DOC e il Veneto sono legati da un doppio filo che mai e per nessuna ragione al mondo potrà essere spezzato. L’uno vive in funzione dell’altro e viceversa, esattamente come avviene in quelle coppie sposate e parecchio rodate, con un figlio bravissimo ed educatissimo che tanto invidiamo. Un terzo di Prosecco DOC Brut o Extra Dry, un terzo di bitter e un terzo di acqua frizzante, ed è subito Spritz (ma pure festa): nasce così uno dei cocktail più apprezzati, conosciuti e bevuti in Italia e nell mondo. Sinonimo di aperitivo – e non solo –, questo cocktail è  protagonista fin dalla metà dell’800 dei brindisi sotto il dominio austro-ungarico.

Si racconta che la ricetta originale sia nata per caso, quando gli austriaci per allungare il vino – al fine di renderlo meno alcolico – iniziarono ad aggiungervi l’acqua di selz, ossia un’acqua particolarmente gassata che veniva letteralmente spruzzata per annacquarlo: da qui il nome tedesco spritzen che significa, appunto, “spruzzare”.

Col passare dei secoli, il presentimento di avere tra le mani un drink dalle grandi potenzialità divenne certezza al punto da dare origine a rivisitazioni più o meno conosciute e più o meno improvvisate. A seconda della regione in cui ci si trova, o addirittura del locale all’interno di una stessa città, ordinare uno Spritz si rivela un’esperienza mai uguale a sé stessa: a Treviso, per esempio, troviamo Prosecco DOC Brut o Extra Dry e Aperol o Campari rosso con una fetta d’arancia o d’oliva; a Venezia si usa il Select o il Cynar. E ancora, a Udine la ricetta prevede Aperol o Campari e una buccia di limone; a Trieste resiste la tradizione austro-ungarica con vino e acqua gassata.

50 sfumature  probabilmente sono pure troppe, però possiamo comunque rimanere in tema: ecco allora 7 varianti di Spritz per 7 fratelli (o per chiunque non voglia lasciarsi sfuggire l’occasione di brindare senza annoiarsi).

Bitter Spritz. La sostituzione del Campari al classico Aperol conferisce a questa versione un retrogusto più amarognolo e persistente. Per il resto, il procedimento e le proporzioni da seguire sono le stesse: in un tumbler o in un calice, versate il Prosecco DOC Brut o Extra Dry, aggiungete il bitter e completate con acqua gassata; decorate infine con una fetta d’arancia e servite con abbondante ghiaccio.

Spritz Select. Da alcuni conosciuto come il vero “Spritz veneziano”, questa variante più che essere una vera e propria rivisitazione se la batte con la ricetta tradizionale: l’unica differenza è l’aggiunta del Select al posto del bitter. (Per i neofiti: trattasi di un liquore agrumato dal colore rosso acceso e dal gusto più dolce, esaltato dalla combinazione di fette di arancio o di limone).

Cynar Spritz. Uno Spritz complesso, quasi da meditazione. Le note aromatiche del bitter al carciofo lo rendono meno sbarazzino del classico cocktail, ma allo stesso tempo meno  agrumato rispetto allo Spritz Select. Il Cynar Spritz rappresenta quindi una piacevole via di mezzo, in cui la componente dolce-amara del carciofo ben si sposa con la freschezza di Prosecco DOC.

Il Pirlo. Come viene chiamato lo Spritz a Brescia, a base di Prosecco DOC, bitter e acqua gassata, ma presentato in uno scenografico bicchiere a palloncino con una fetta d’arancia.

Spritz bianco con limone. La veste triestina dello Spritz. Il colore cristallino vi farà pensare di bere una semplice soda, ma al primo sorso verrete travolti da un’inaspettata sorpresa. Un perfetto mix di Prosecco DOC, soda e succo di limone perfetto per tutti i gusti, anche per chi non ama gradazioni alcoliche eccessive.

Spritz alla messicana. Una versione esotica e diversa dal solito: in un bicchiere da cocktail mescolate sciroppo d’agave, Vermouth, Cointreau, Prosecco DOC Brut o Extra Dry, e ovviamente accompagnate il tutto con tacos e guacamole.

Spritz Hugo. Nato in Alto Adige, dalle mani sapienti del bartender Roland Gruber. Prosecco DOC Brut o Extra Dry, due foglie di menta, un goccio di soda, un filo di sciroppo di sambuco. La marcia in più? Un goccetto di succo di lime o limone che rende l’Hugo meno dolce e “monotematico”.

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